La punteggiatura
Partiamo dall’inizio parte 2: la punteggiatura (consigli sui manuali di grammatica)
Continua il nostro percorso di approccio alla scrittura, abbiamo ormai deciso di voler diventare scrittori, ma per essere scrittore e non scribacchini ci sono delle regole fondamentali da rispettare, una di queste è l’uso della punteggiatura, croce e delizia di chi si approccia alla scrittura di qualsiasi testo, non necessariamente un libro o un racconto, ma qualsiasi testo anche una mail, un post social o un pensiero sconnesso, l’uso corretto della punteggiatura è fondamentale.
Le regole grammaticali sono fondamentali, almeno le principali, anche se nel tempo l’uso dei segni interpuntivi si è evoluta e cambiata nel tempo, vanno sempre rispettate le regole basilari.
I dubbi la fanno sempre da padrone quando andiamo a rileggere un testo che abbiamo scritto, perché con il tempo anche in letteratura si è usata e si continua a farlo una certa libertà di scelta nell’uso dei segni interpuntivi. Un solo nome tra tutti, Joyce, con il suo “Ulisse”, ma pochi possono farlo e permetterselo.
Il mio consiglio spassionato nel momento dei dubbi è consultare ottime grammatiche, non fermarsi al web, ma se proprio volete andare a ricercare nel web le risposte ai vostri dubbi, consiglio prima di tutto L’accademia della Crusca, poi sicuramente la grammatica di Serianni, un ottimo prontuario di punteggiatura a cui mi sono rifatta di Bice Mortara Caravelli e la Grammatica di Selvini Palazzoli. Ovviamente ce ne sono tante altre, io vi sto consigliando quelle che generalmente uso io, e che mi sono state di aiuto nella stesura di questo articolo.
A meno che non si incorra in errori grossolani che farebbero piangere di dolore qualsiasi grammatica italiana e chi le ha scritte, l’uso della punteggiatura è variabile al contesto dello scritto.
Un testo scientifico e un testo formale seguono delle leggi di interpunzioni molto rigide, proprio per il contesto stesso del testo.
Se invece scriviamo una mail non professionale possiamo anche utilizzare una punteggiatura più morbida.
Infine il testo letterario e qui vigono delle regole scritte e non scritte. La punteggiatura dà senso allo scritto, regala ad esso ritmo e leggibilità. In pratica la punteggiatura aiuta il lettore a leggere e capire un testo.
Ma in tutto ciò non possiamo dimenticare la trascrizione di un testo orale, qui la punteggiatura è data dalle pause dell’oratore, ma in genere non sono sufficienti, un testo scritto ha comunque delle regole diverse di un testo orale; quindi, va sempre integrato con la giusta punteggiatura.
Bene ora direi di iniziare un viaggio nelle regole da seguire assolutamente e negli errori più grossolani in cui è facile incorrere senza una buona grammatica tra le mani.
Siete pronti?
I principali segni di interpunzione sono:
La virgola
Il punto e virgola
Il punto fermo
I due punti
Il punto interrogativo
Il punto esclamativo
I puntini di sospensione
Le virgolette
Le parentesi.
La virgola
Le svariate funzioni della virgola appaiono sempre più confuse, per la maggior parte di chi scrive, la virgola viene identificata come una pausa del ritmo della scrittura. Con la scrittura moderna si è diffusa anche l’abitudine di utilizzare la virgola per mettere in evidenza parte della frase senza tener conto alcuno delle regole sintattiche.
Ma andiamo insieme a vedere in che caso la virgola non deve essere utilizzata.
La virgola non può separare soggetto e verbo, né il verbo con il suo complemento, a meno che gli stessi non siano separati da un inciso racchiuso in due virgole. Tenendo conto che per soggetto si intende anche una proposizione soggettiva.
Non separare mai il verbo essere dal nome o l’aggettivo nel predicato nominale.
Non separare il sostantivo dal suo aggettivo
Nella forma passiva mai separare il verbo dal suo complemento d’agente.
Non usare la virgola con o congiunzione quando la congiunzione ha valore esplicativo, quindi ha il significato di cioè, ossia.
Non usare la virgola con e congiunzione quando in un elenco unisce i membri ai precedenti.
Un discorso a parte sono le frasi con pronomi relativi, bisogna fare molto attenzione all’uso della virgola, in quanto un uso errato può cambiare completamente il senso della frase.
Nella scrittura creativa, l’uso delle virgole è necessario per dare ritmo e spesso anche dare senso alle frasi, quante frasi con una virgola cambiano di significato. Ma allo stesso non bisogna nemmeno esagerare per non chiudere le frasi in una gabbia che blocca il ritmo della lettura.
La frequenza e l’uso della virgola può cambiare molto in base al testo che si scrive. Se ci troviamo magari in un racconto breve bisogna stare attenti a non rallentarne il ritmo con troppe pause, se ci accorgiamo che il periodo ha più di tre virgole, forse è troppo lungo per un racconto breve, meglio mettere un punto fermo. Se invece, come nel caso di questo articolo, stiamo a spiegare dei concetti, la virgola aiuta molto nella descrizione dei vari argomenti.
In letteratura vi è una certa libertà di uso delle virgole, ma attenzione libertà, non anarchia, le regole di base vanno sempre rispettate.
Il punto e virgola
Il punto e virgola, ormai andato quasi in disuso è un’interruzione più lunga della virgola, ma non di chiusura come il punto. Va usata per separare due frasi con soggetti diversi e giova alla chiarezza e all’equilibro dell’enunciato. Esempio: Vi sono alcune famiglie che rispondono agli interventi terapeutici con rapidi cambiamenti; altre, che sembrano al momento confermare la validità dell’intervento, ritornano alla successiva seduta totalmente immodificate (dalla grammatica di Selvini Palazzoli). Quindi come mostra l’esempio marca il cambiamento di tema o di soggetto in frasi contigue. Potremmo tranquillamente affermare che il punto e virgola rallenta il ritmo narrativo ma non lo chiude, è quasi una pausa di riflessione.
Il punto
Il punto fermo è il segno interpuntivo di chiusura di una frase, di un cambio di argomento come nel punto e a capo, una pausa lunga per il punto che continua sullo stesso rigo. L’uso giusto del punto fermo, in narrativa e in genere in scrittura creativa, definisce il ritmo del testo, può creare suspence, può preparare il colpo di scena, praticamente attraverso questo importante segno interpuntivo chi scrive decide come far arrivare il testo a chi legge.
I due punti
I due punti hanno una funzione esplicativa, introducono un chiarimento oppure una descrizione, o ancora un dialogo. In letteratura sono bellissimi, se ben usati possono aggiungere magia a un racconto, sono i punti di svelamento
Il punto interrogativo
Il punto interrogativo conclude una domanda, un’interrogazione. In letteratura è visto con sospetto dai puristi che vedono in esso un abbassamento del tono letterario ad un contesto quasi scolastico.
Il punto esclamativo o ammirativo
Il punto esclamativo non è molto amato dai puristi in quanto considerato un segno interpuntivo appartenente alla fumettistica e all’enfasi nel testo parlato. Ma questo segno di interpunzione se usato bene e soprattutto con parsimonia può aiutare a dare enfasi a un dialogo, può mettere in evidenza un sentimento, può dare perentorietà ad un’affermazione. Va usato sempre da solo, un punto esclamativo basta, anche se con il web si è consolidata l’abitudine di usarne in numero spropositato uno accanto all’altro. Ma noi siamo qui a parlare di letteratura, di scrittura, dobbiamo attenerci alle regole stabilite per la tipologia di testo che stiamo scrivendo. Non a caso Umberto Eco nelle sue regole di scrittura dice in merito: ”Non essere enfatico! Sii parco con i punti esclamativi”.
Altri segni
Allo stesso modo vanno trattati i puntini di sospensione, sempre nel numero di tre e senza eccedere nel loro uso. Essi esprimono reticenza nel parlare, un qualcosa che è meglio non dire. Oppure sono usati spesso nelle battute di spirito. Anche in questo caso Umberto Eco dice la sua “Stai attento a non fare … indigestione di puntini di sospensione”.
Un cenno lo meritano anche le parentesi, vanno anch’esse usate con parsimonia e giudizio, tendono a spezzare il discorso quando non sono strettamente necessarie.
Infine, ci sono le virgolette, esse sono di diverso tipo e la scelta di usare le virgolette alte, l’apice oppure le caporali, in editoria, dipende dalle convenzioni editoriali.
Vorrei concludere questo nostro viaggio nell’uso della punteggiatura, sostenendo che presentare un testo alla valutazione di un occhio professionale, con tutti o quasi tutti i segni interpuntivi al posto giusto, il lavoro sarà già letto con un occhio benevolo, in quanto l’uso esatto della punteggiatura rivela la padronanza che si possiede con il testo scritto.
Che rapporto avete voi con le virgole, i punti, i due punti e i segni di interpunzione in generale?
Fatecelo sapere nei commenti.
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Foto di Olya Kobruseva da Pexels
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