Perché scrivere un libro nel mondo dei social?

Filosofia dell’autorevolezza

A dispetto della gran quantità di contenuti generati alla velocità della luce sui social, le librerie sono piene di libri scritti da quelli che consideriamo personaggi famosi o professionisti di spicco nei vari campi dello scibile umano. Libri che parlano di storie di vita vissute, che offrono modelli virtuosi a cui ispirarsi, che mettono in chiaro casi studio in ambiti professionali sempre più di nicchia e che insegnano qualsiasi cosa. Il comune denominatore è l’arco di trasformazione del personaggio.
Nell’ultima biografia di Antonio Fantin, “Punto. A capo”, edito da Piemme, ad esempio, il nuotatore paralimpico racconta la sua storia, coinvolgente, dalla malattia all’oro olimpico. Alessandro Gassmann nel suo libro “Io e i green heroes”, della stessa casa editrice ci rende partecipi, a cuore aperto, della sua vita dai giorni dell’infanzia al successo di oggi rivelando un lato umano che lo avvicina di più alla gente comune. Sono entrambi personaggi autorevoli nei loro settori, sport e cinema, ma dal momento che hanno scritto un libro, automaticamente sono anche “autori”. In termini filosofici significa che sanno cose che gli altri non sanno.
Diverso è il caso di professionisti in settori di nicchia, nomi di tutto rispetto come Paolo Borzacchiello, esperto formatore nel campo delle neuroscienze che ha scritto una serie di libri divulgativi con lo scopo di far conoscere a tutti il potere delle parole. L’ultimo, “Basta dirlo” edito da Mondadori, è un piccolo gioiello. Era già riconosciuto nel suo ambito, ma i suoi libri gli hanno permesso di allargare i confini della sua stessa notorietà per raggiungere altri e più numerosi pubblici. La lista poi si allunga con una serie di esperti che hanno scelto il libro anche come biglietto da visita per i loro clienti e potenziali tali.

Cosa significa essere autorevoli?

5 motivi per scrivere un libro adesso
L’autorevolezza è una forma di credito, di stima e di considerazione di cui arriva a godere una persona
Non è solo la carica che si riveste o la funzione che si svolge, come nel caso degli sportivi o degli attori. È anche una forma di credito, di stima e di considerazione, di cui arriva a godere una persona non necessariamente già famosa per ciò che è e per ciò che fa nel momento in cui pubblica.
L’autorevolezza dunque è un fenomeno in grado di generarsi grazie a chi è in grado di raccontare, affermare, sostenere, ispirare e insegnare agli altri. Un modo per sollevarsi, per far chiarezza. Infatti non sono solo personaggi di successo a scrivere libri. Spesso, al contrario, sono i libri ad aumentare il credito di chi li scrive. È una sorta di circolo virtuoso il cui mantra è: nessuno è più autorevole di chi ha scritto un libro e chi ha scritto un libro è autorevole. Questo processo assume particolare importanza e tende a generarsi in modo concreto a certe condizioni. Quando, cioè a firmare i libri sono persone che, pur operando in settori di nicchia, sono dotati di almeno due caratteristiche.

Una storia e un contenuto di valore

Ogni storia con un arco di trasformazione concreto, se ha contribuito a cambiare qualcosa o qualcuno e rappresenta un modello in termini universali, merita di essere raccontata. Chi ne ha una avvincente e/o un contenuto di valore da abbinare, ha già fatto metà del lavoro. Parliamoci chiaro: in un’epoca in cui a farla da padrone è il digital marketing, gli uffici di molti professionisti si sono spostati sui social. Quello è il luogo del loro business. E chi è più bravo a creare contenuti acquista più influenza. Peccato che si tratti di un ciclo breve, brevissimo. In termini filosofici diremmo “effimero”. Infatti, arrivati ad un certo punto della strada, il percorso rischia di farsi accidentato perché:
⋅ se prima eravamo in pochi, ora siamo in troppi
⋅ i servizi offerti sono gli stessi
⋅ lo spazio è fisicamente poco per poter approfondire qualsiasi discorso
⋅ il tempo di attenzione dei fruitori è sempre più breve
⋅ il livello del servizio, in termini di valore, non si può alzare oltre una certa misura
⋅ il profilo social non è altro che una vetrina.
E la sostanza?

Senza sostanza, non c’è prodotto. Senza prodotto, non c’è business.

Il motivo di questo ultimo caso è presto detto: se tu non fossi esperto e volessi acquistare un Rolex andresti in gioielleria o su Instragram?
Io sceglierei la prima. Perché?
⋅ la gioielleria è un luogo fisico tangibile e quindi infonde sicurezza;
⋅ il gioielliere è un esperto di orologi, altrimenti non avrebbe investito in una gioielleria;
⋅ lì so che troverò assistenza se qualcosa non va;
⋅ potrò farmi mostrare tutti i modelli e chiedere quante informazioni voglio;
⋅ tra lui e me si instaura una relazione che potrebbe portarmi a tornare a fare altri acquisti.
Infine, dimenticarti della persona che ti ha venduto un Rolex è praticamente impossibile.
Però è assai probabile che prima di fare tutto ciò, vorrei prima di tutto informarmi sul prodotto che intendo acquistare e dunque prenderei un libro o almeno una rivista specializzata che mi spiegasse per filo e per segno la faccenda degli orologi. Magari proprio sui Rolex.

In rete è tutto aleatorio.

Scripta manent, verba volant. Oppure: la rete passa, la carta resta. Non sono più solo gli scrittori di fiction a creare storie. Non a caso sempre più spesso anche professionisti e influencer scelgono di scrivere un libro. Che è la loro gioielleria: è lì dentro che la loro immagine acquista valore, l’allure del vero esperto. Infatti il libro è un prodotto concreto e tangibile con cui presentarsi ai propri seguaci o clienti offrendo se stessi in modo più intimo, diretto e svelando lati di sé che sui social non trovano posto.
Offrono contenuti spiegati più a fondo.
Fanno sapere quanto sanno.
Perché fanno ciò che fanno e non solo come lo fanno.
Parlano a pubblici che non necessariamente sono già “caldi”.
Raggiungono molte più persone.
Escono dai soliti confini.
E poi c’è il fattore memoria che si materializza con il dubbio: quanti si ricorderanno di me e dei miei video se non faccio un salto di qualità? E ancora: e se lo zio Zucky decidesse di chiudere il mio profilo – la mia gioielleria virtuale – o tutta la piattaforma? Che ne sarebbe del mio lavoro, della mia fatica?
Facci caso: quelli che si considerano già autorevoli scrivono un libro e più di uno. Anche quelli che percepiscono il pericolo di essere dimenticati o sopraffatti dalla massa, tornano ai libri. Lo noti perché nei loro profili iniziano a comparire post in cui propongono o consigliano letture. Se leggere è cool, figuriamoci scrivere! Insomma, il libro è sempre un porto sicuro.

I social sono dispersivi

I social sono di grande impatto ma il loro limite è di parcellizzare e disperdere i contenuti che durano pochi giorni e poi finiscono per sciogliersi nella massa informe della rete. Scorrono via, travolti dal fiume in piena che ogni singolo minuto trasporta milioni di metri cubi del nostro lavoro nel dimenticatoio. Il tutto a favore invece dei proprietari delle piattaforme. Tu magari hai impiegato ore a pensarli, a produrli, a editarli e loro scivolano via così, nel nulla. Qualcuno li ha letti prima di lanciarli via con un tocco di pollice? Hanno capito il messaggio profondo che contenevano? Il più delle volte rimangono ad un livello molto superficiale, per quanto tu possa ripetere allo sfinimento tutte le cose che hai da dire. Ma sei certo che i tuoi sacrifici, il tuo lavoro, tutto ciò che sai della tua professione, resti veramente impresso nella mente di chi concede al massimo tre secondi di attenzione al tuo ultimo post?
La risposta è no: è una questione biologica. Il cervello non la fissa e il motivo è il fattore tempo. Fai un piccolo test su te stesso se non mi credi: senza aprire Instagram, Facebook o altro, qual è l’ultimo contenuto che ricordi postato da chi?

Un viaggio dell’eroe non si dimentica, se è un vero eroe

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Un viaggio dell’eroe raccontato bene cattura il lettore e lo trascina in un’avventura
Un viaggio dell’eroe raccontato bene, che dice davvero chi sei, cosa fai, il perché lo fai, ha senso. Soprattutto se riesci a portare il lettore con te e trascinarlo in un’avventura. Una raccolta organica dal lavoro che hai svolto in mesi e anni di applicazione quotidiana, magari con casi studio, organizzati in un libro ben scritto e ben confezionato, sono quello che tutti i potenziali clienti, prima o poi, vanno a cercare. E se non lo fai tu, lo farà qualcun altro.
Facci caso. I social media manager, i professionisti del web, gli esperti dei vari settori, tutti ad un certo punto riprendono i libri in mano per:
⋅ Studiare
⋅ Approfondire
⋅ Scoprire
⋅ Riflettere
⋅ Innovarsi
⋅ Darsi tono.

Il libro è un oggetto di culto

Il motivo? Semplice: un libro è sempre un oggetto di culto. Guardati attorno: il mondo è pieno di librerie meravigliose. Libro significa sapere. Sapere vuol dire alzare lo sguardo e non solo. Mentre tutto il resto viaggia alla velocità della luce nel buco nero della rete, il libro, il tuo libro, è un oggetto tangibile. Resta sulla scrivania o nella libreria di chi lo ha comprato. Si può sfogliare in qualsiasi momento. Si può consultare, rileggere, annotare, sottolineare.
Le parole di chi lo ha scritto sono fissate per sempre e questo genera relazioni più durature nel tempo. Quando scopri un autore che ti ha raccontato il suo viaggio dell’eroe avvincente, come nel caso dello sportivo ad esempio, sarai più propenso a seguirlo.
Quando lo vedrai, lo riconoscerai.
Non sarà uno dei tanti nuotatori.
No: sarà quello che ti ha catturato con la sua avventura.
Lo stesso con il saggio del professionista. Un libro ti rende indimenticabile al tuo pubblico e aumenta in modo esponenziale il tuo potere relazionale.
E ricordati che un libro è per sempre.

Katia Tenti. Copyright © 2022 All rights reserved.
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