Self publishing: vantaggi e svantaggi
Self publishing una definizione che viene da oltreoceano e definisce la scelta di pubblicare un libro senza avvalersi di un editore. Questa è la teoria, la pratica è un po’ diversa.
L’auto pubblicazione, essere l’editore di se stessi, o meglio scegliere una strada di pubblicazione indipendente, non sempre è facile.
Cominciamo con il dire cosa il self publishing non è:
– Non è una scelta obbligata quando un manoscritto non riesce a trovare un editore.
– Non è una scelta di pubblicare un libro senza l’apporto di figure professionali che ne curano il progetto
– Non è pubblicare cose di qualità dubbia.
Il vero problema del self publishing è proprio questo, spesso non viene scelto come opzione imprenditoriale, ma come ripiego dopo rifiuti vari da parte di piccole case editrici non a pagamento. Il Vanity press, cioè l’editoria a pagamento è un altro discorso. Spesso sono solo tipografie con la dicitura casa editrice, e la cosa più tragica di questa forma di pubblicazione è la diversa percezione del termine di casa editrice: il cliente non è il lettore, ma l’autore. L’autore paga o compra circa 100 copie del libro pubblicato e l’editore ne fa quel che vuole. In genere è chiamata editoria EAP. Questo non è self publishing sia ben chiaro!
Il self publishing vero è la scelta di autoprodurre il proprio lavoro. Prendere l’onore e l’onere di pubblicarsi in maniera indipendente. Questo presuppone un grande lavoro di progettazione, di promozione e di presentazione, infine, di un prodotto editoriale di valore.
Auto pubblicarsi diventa così una scelta consapevole e di qualità.
Scegliere questo tipo di pubblicazione presuppone un grande lavoro e un grande impegno da parte dell’autore. Deve fare da solo il lavoro di una casa editrice per arrivare all’immissione sul mercato di un vero libro di qualità.
Per arrivare a ciò è necessario avvalersi del lavoro dei professionisti del settore.
Nessun autore può fare l’editing del proprio lavoro, per una ragione molto semplice: in qualche maniera il nostro lavoro fa parte di noi, non riusciamo a vederne le pecche e non siamo abbastanza lucidi per riuscire a mettere in discussione il nostro manoscritto. Un editor professionista è fondamentale e occorre un minimo di investimento.
Spesso guardando le pubblicazioni in self ci si imbatte in copertine “fai da te”. Esistono i grafici professionisti per creare una copertina di impatto che riesca ad attirare l’attenzione: comprereste un qualsiasi prodotto in una scatola fai da te? Credo proprio di no, anche l’occhio vuole la sua parte. Non possiamo fotografare un tramonto e farne la copertina del nostro libro solo perché amiamo il tramonto.
Poi occorre riuscire a fare autopromozione, avere una fan-base fissa di lettori disposti a scommettere e leggere il vostro libro. Questo presuppone una forte presenza social, l’organizzazione di presentazioni del libro, rapporti con la stampa o blogger di settore che parlino del libro. Una presenza costante sul web. Non dimentichiamo che va fatto anche il lavoro di un ufficio stampa, oppure avvalersi di una figura professionale che lo faccia su commissione. Un buon ufficio stampa va pagato per il lavoro svolto per noi.
Quindi siamo arrivati al punto: per auto pubblicarsi bisogna riuscire a fare il lavoro di un editore e produrre un lavoro di qualità. Fare lo scrittore è un lavoro che va preso con serietà.
Ricapitolando se decidi di auto pubblicarti devi tenere ben presenti alcuni elementi:
Organizzazione. Devi avere un progetto editoriale, da sviluppare in autonomia considerando anche i rischi di impresa.
L’autopubblicazione non è un ripiego ne un’immissione sul mercato di un prodotto scadente a costo zero. Questo è il motivo per cui il self publishing è considerato editoria di serie B. Il facile accesso all’autopubblicazione ha portato una miriade di scribacchini a pubblicare su Amazon o altre piattaforme prodotti di scarsa qualità, farciti di errori e soprattutto senza nessuna valenza letteraria.
Autocritica: se vuoi pubblicare prendendo oneri e onori devi essere sicuro di avere tra le mani uno scritto di valore. Ricorda la biografia di tua nonna che vuoi tanto bene difficilmente troverà dei lettori disposti a investire una piccola cifra per leggerla. Ricorda che ci sono milioni di titoli tra cui scegliere. Se vuoi vendere devi riuscire a fare la differenza.
Editing e correzione di bozze. Un manoscritto per diventare un libro ha assolutamente bisogno di una revisione professionale. Scegli bene questa figura che può davvero fare la differenza.
La copertina è la confezione del tuo libro. Attirerà l’attenzione e spingerà a leggere almeno la sinossi, oppure passerà inosservata. In questa fase è fondamentale l’apporto di un grafico professionista, magari esperto in editoria.
La fase di lancio del libro con promozione e presenza sui social e magari i blog e magazine di settore. Questo lavoro lo fa in genere l’addetto stampa, se non sei in grado di farlo oppure non hai tempo da dedicare alla parte fondamentale del lancio di un libro, ti serve assolutamente un buon addetto stampa.
Basta essere carente in solo in uno di questi punti e la tua opera sarà comprata solo da parenti e amici, che magari cominceranno a scappare quando ti vedranno arrivare con la tua copia tra le mani come una minaccia.
Essere un self publisher è una scelta che deve essere consapevole e ben organizzata per avere successo.
Devi essere consapevole del fatto che in Italia il self publishing non è considerato vera editoria. Non potrai avere accesso alle librerie fisiche non potrai iscriverti a premi letterari, né essere considerato uno scrittore “vero”, anche se hai fatto un buon lavoro. E questo non è dovuto al self publishing come scelta di pubblicazione, ma all’uso sconsiderato che ne fanno la maggior parte degli autori auto pubblicati. Se nonostante quello che hai letto ti senti pronto ad una pubblicazione di tipo imprenditoriale sarà una vera scelta. Sarai l’editore di te stesso e avrai fatto il lavoro di una casa editrice.
Ora parliamo dell’altra scelta, decisamente più convenzionale, rivolgersi ad una casa editrice. Anche in questo caso devi fare una scelta di qualità se vuoi fare lo scrittore in modo serio.
No alle case editrici a pagamento, il tuo libro sarà considerato meno di zero nel mercato editoriale nonostante tu abbia pagato profumatamente un servizio di stampa. Non avrai promozione, la qualità del libro sarà scadente, non avrai un editor che trasformi il tuo manoscritto in libro e se ci sono dei refusi li ritroverai tutti. Non a caso negli Stati Uniti la pubblicazione a pagamento viene appellata come “Vanity Press”.
Non ti resta che proporre il tuo lavoro a una piccola casa editrice seria, se sei al primo lavoro è difficile essere presi in considerazione dalle major editoriali o anche editoria medio-alta, a meno che il tuo lavoro non sia di alto livello, revisionato da professionisti validi, magari anche un coaching letterario. In tal caso non ti resta che inviare il tuo lavoro e incrociare le dita. Oppure rivolgerti ad una seria agenzia letteraria che appurato il valore del tuo manoscritto decida di scommetterci e proporlo a case editrici di livello.
In fondo come dice Stephen King scrivere è una cosa seria.
Io aggiungo che il lavoro dello scrittore è solo all’inizio quando mette la parola fine al suo manoscritto.
Katia Tenti. Copyright © 2022 All rights reserved.
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